Continua il progetto discografico del violinista inglese Peter Sheppard Skærved dedicato a “The Great Violins”, ossia a opere per solo violino o da camera che l’artista britannico esegue su grandi violini storici del passato, a cominciare da quelli della grande scuola liutaia cremonese. Il secondo volume Skærved lo ha dedicato a una figura leggendaria del violinismo storico, il norvegese Ole Bull, conosciuto con il soprannome di “Paganini del Nord”, la cui fama, nel corso dell’Ottocento, fu pari a quella di Franz Liszt. Oltre ad essere uno straordinario virtuoso (a tredici anni era già in grado di suonare perfettamente i ventiquattro Capricci di Paganini), Ole Bull fu anche compositore, liutaio, mercante di strumenti musicali. Una figura unica che il violinista britannico ripercorre con questo disco (che vede anche l’accompagnamento in alcuni brani del pianista Roderick Chadwick), nel quale esegue quindici pezzi, per la massima parte dello stesso Bull, proprio con uno dei preziosi strumenti usati dall’artista norvegese, lo straordinario (ed enorme) Niccolò Amati del 1647, unitamente all’archetto che Bull si fece appositamente costruire. La bellezza del suono potente, ma anche rotondo e suadente, di questo eccezionale strumento (Ole Bull amava, a tale proposito, il suono dei violini Amati e Guarneri, ma non quello degli Stradivari) si coglie perfettamente in quel capolavoro che è la Sonata mozartiana in sol maggiore K. 301, che Skærved esegue con energia e ardore, proprio per evidenziare la poderosa cavata che può essere prodotta con questo strumento. Ma è il resto del programma, simile a quello che Ole Bull era solito presentare nelle sue serate musicali, a dare l’idea di ciò che è questo Amati (si ascolti un brano “sperimentale” come il brevissimo Quartetto per un violino solo oppure Fanitullen e si resterà affascinati da un timbro unico, ammaliante, seducente) e di come un funambolo delle quattro corde quale fu l’artista norvegese poteva esaltarlo al meglio. Sia ben chiaro, Peter Sheppard Skærved non è da meno, visto che la sua tecnica e la sua musicalità gli permettono di cavare dal violino ogni minima sfumatura e armonico, senza per questo cadere in uno sterile virtuosismo fine a se stesso. Semmai, proprio la scelta di questi brani ci fa capire un aspetto fondamentale dell’arte musicale e compositiva di Ole Bull, quello di voler studiare, approfondire, sperimentare tutto ciò che poteva essere estratto dai suoi violini e dalle sue tecniche esecutive. E in ciò si capisce meglio il suo accostamento, che non è per nulla esagerato, alla figura di Paganini, straordinario innovatore e non solo impareggiabile virtuoso. Un disco che farà la felicità di tutti coloro che amano il violino.

Anche la presa del suono, avvenuta in due chiese londinesi, è di altissima fattura e permette di fissare al meglio il timbro dell’Amati così come di riprodurre il pianoforte senza che quest’ultimo copra il violino. Ottime la riproposizione dello spazio sonoro e la tridimensionalità del soundstage, così come l’equilibrio tonale e il dettaglio.

Andrea Bedetti

Giudizio artistico: 5/5

Giudizio tecnico: 5/5

AA.VV. – “An Ole Bull salon concert”

Peter Sheppard Skærved (violino) – Roderick Chadwick (pianoforte)

CD athene ath 23205