Dopo l’ascolto di questo disco può apparire scontato il fatto di doversi porre una domanda: che cosa sarebbe accaduto se nella storia dell’evoluzione degli strumenti musicali a tastiera non avesse fatto irruzione, nei primissimi decenni del XVIII secolo, il pianoforte? Inoltre, tale domanda si catalizza inevitabilmente al nome di Johann Sebastian Bach, la cui musica clavicembalistica divenne un preciso punto di riferimento nella Germania tra la fine del XVII secolo e la prima metà di quello successivo, per poi sbiadirsi, ma non scomparire del tutto, come erroneamente si crede, dopo la sua morte. Si sa che Bach fece in tempo a “scoprire” quel nuovo strumento chiamato dapprima “gravecembalo”, inventato nei primi anni del XVIII secolo dal geniale organaro padovano Bartolomeo Cristofori e che fu poi sviluppato e affinato dal leggendario Gottfried Silbermann in terra tedesca con il nome di “Piano et Forte”. E fu proprio quest’ultimo strumento che Bach provò nel laboratorio di Silbermann intorno al 1725, a detta di uno degli allievi del Kantor, il compositore e organista Johann Friedrich Agricola, apprezzandone il timbro, ma dimostrandosi insoddisfatto del meccanismo e del suono flebile del registro acuto, con il risultato di offendere e irritare l’amico organaro. Ma quest’ultimo, dopo essere intervenuto proprio per migliorare i punti criticati da Bach, lo fece riprovare al sommo genio di Eisenach, il quale fu talmente soddisfatto che probabilmente volle uno dei “Piano et Forte” di Silbermann, strumento che fu poi messo in vendita dalla moglie Magdalena dopo la morte del compositore.


Luca Guglielmi, uno dei maggiori interpreti filologici a livello internazionale, ha voluto registrare questo disco proprio per rimarcare l’importanza della nascita e dello sviluppo dei primi esemplari di pianoforte “applicando” il loro timbro alla musica di Bach. Per farlo, il clavicembalista e organista torinese ha voluto avvalersi di tre grandi strumenti a tastiera, una copia costruita nel 1997 del “Gravecembalo col piano e forte” di Bartolomeo Cristofori del 1726 (conservato al Museo degli strumenti musicali di Lipsia), una copia del 2013 del “Piano-Forte” di Silbermann costruito nel 1749 (conservato al Museo nazionale di Norimberga) e di una copia del 1989 di un clavicordo costruito da Christian Gottlob Hubert nel 1784 (conservato nella Collezione di strumenti musicali dell’Università di Edimburgo), con i quali ha alternato l’esecuzione di alcune celebri pagine del Kantor, dalla Toccata in do minore BWV 911 alla Partita in do minore BWV 997, dalla Sonata II in la minore BWV1003 (quest’ultima eseguita proprio sul clavicordo, ossia lo strumento a tastiera preferito da Bach) al Preludio per liuto o clavicembalo in mi bemolle maggiore BWV 998.

Il risultato è un affascinante viaggio nell’universo timbrico della musica bachiana attraverso questi strumenti che documentano come le opere del Kantor possano tras-formarsi attraverso le sonorità dello strumento sul quale sono eseguite. Non è questa la sede (ma si veda l’intervista fatta a Luca Guglielmi) per stabilire e approfondire tali differenze, ma resta il fatto che al di là del meritorio progetto discografico, la lettura fatta dall’interprete torinese risulta essere riflessiva ed espressiva, in nome di una “immedesimazione” esecutiva, senza cadere nel puro tecnicismo didascalico (un rischio sempre in agguato quando si affrontano tali imprese discografiche).

Anche la presa del suono ha rappresentato una sfida, in quanto si è dovuto intervenire, in fase di microfonatura, su tre strumenti assai diversi, a cominciare dal flebile suono del clavicordo, ma il risultato ottenuto ha permesso di avere sempre i tre strumenti perfettamente scolpiti nel soundstage, oltre a vederli sfoggiare una dinamica più che accettabile (a cominciare dalla splendida copia del Silbermann) e con un dettaglio in grado di dispiegare la tavolozza degli armonici.

Giudizio artistico: 4/5

Giudizio tecnico: 4/5

 

Johann Sebastian Bach – “Bach & The Early Pianoforte”

Luca Guglielmi (pianoforte)

CD Piano Classics PCL0062