Alfonso Soldano è un giovane pianista pugliese che, dopo essere stato uno degli ultimi allievi del grande Aldo Ciccolini, si è consacrato, tra l’altro, alla riscoperta e alla divulgazione del pianista e compositore ucraino naturalizzato austriaco, Sergej Bortkiewicz, nato nel 1877 e morto a Vienna nel 1952. Bortkiewicz, se vogliamo inquadrarlo musicalmente, è un autore affine a compositori e pianisti come Sergej Rachmaninov e Nikolaj Metner, ossia artisti che, sulla scia delle propaggini romantiche della musica di Čajkovskij, in pieno Novecento rifiutarono e ripudiarono i nuovi linguaggi delle avanguardie (a cominciare da quello seriale della Scuola di Vienna di Schönberg e Webern) per consacrarsi paladini della tonalità e portavoci di un nostalgico tardoromanticismo (è bene ricordare che Rachmaninov morì nel 1943 e Metner nel 1951). Ma in Bortkiewicz non vi è solo la presenza connaturata della grande tradizione russa, visto che nella sua musica, come nel suo pianismo, confluiscono correnti che, risalendo nel tempo, portano fino a Liszt (a Lipsia studiò con Alfred Reisenauer e Salomon Jadassohn, entrambi allievi del sommo musicista ungherese) e a Chopin, oltre che a una ricerca armonica che sfonfina nei territori wagneriani. Soldano, come si è detto, dopo aver scoperto la sua musica, ha deciso di consacrarsi a questo autore del quale è diventato un punto di riferimento musicologico (per la Florestano Edizioni ha scritto un saggio biografia dal titolo “Il confine dell’inganno – Sergej Bortkiewicz) e pianistico, con la pubblicazione, avvenuta recentemente per l’etichetta anglosassone Divine Art di un disco che raccoglie alcune delle pagine pianistiche di questo autore. In effetti, ascoltando questo CD, che rappresenta indubbiamente una piacevolissima sorpresa, ci si rende conto come Bortkiewicz faccia parte della “parrocchia” dei post-čajkovskijani quali Rachmaninov e Metner, senza per questo, però, scimmiottare l’uno e gli altri. Semmai, la molla ottocentesca dev’essere individuata in Liszt (palpabilmente presente negli Esquisses de Crimée, Op. 8) o in Chopin (Sonata n. 2 Op. 60, la quale, è bene ricordarlo, fu scritta da Bortkiewicz nel 1942!), senza dimenticare lo Studio in re bemolle maggiore Op. 15, n. 8 e la diafana delicatezza dei primi tre tempi della Lyrica Nova Op. 59.

A rendere il tutto ancora più intrigante è sicuramente l’interpretazione di Alfonso Soldano, che dimostra di essersi calato perfettamente nei panni del compositore ucraino naturalizzato austriaco, capace di evidenziare il clima, gli influssi, i mutamenti stilistici, senza trasformare le opere in questione in letture idiomatiche, ma evidenziando semmai come l’andamento à rebours nei confronti dell’evoluzione musicale da parte di Bortkiewicz rappresenti anche il tentativo, ma sarebbe meglio dire la volontà, di procedere per un cammino che lo stesso musicista, come del resto Rachmaninov, considerava del tutto inesauribile, vale a dire il sentiero del linguaggio tonale. Il pianista pugliese, che è baciato da una tecnica fenomenale, evidenzia ed esalta connotati musicali che nelle sua dita si trasformano in un costrutto che ha una sua ragion d’essere legata al tempo in cui Bortkiewitz visse e soffrì, il quale non seppe mai rinunciare, nonostante i dolori, i patimenti, le sofferenza che fu costretto ad affrontare nel corso dei due conflitti mondiali, all’idea di musica come speranza più che come espressione realistica del proprio tempo. E Soldano è davvero bravo nel mettere in evidenza questo continuo attingere alla musica come rifugio di speranza.

Anche la presa del suono, effettuata nella sala concertistica dell’European Arts Academy “Aldo Ciccolini” di Trani, è più che buona, dotata di un’ottima dinamica capace di evidenziare degli armonici veloci, con lo strumento (un meraviglioso Steinway D274) scolpito al centro del palcoscenico sonoro.

Andrea Bedetti

Giudizio artistico: 5/5

Giudizio tecnico: 4/5

Russian Piano Music Series. – “Vol. 12 Sergej Bortkiewicz”

Alfonso Soldano (pianoforte)

CD divine art dda 25142